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E’ chiaro, in questo momento ciò che conta è semplicemente che il nostro paese riesca a superare questa terribile crisi e tutto possa tornare alla normalità!

Tuttavia, attualmente non sappiamo quanto ci vorrà. Forse un mese, due o forse di più.

Con i provvedimenti governativi delle ultime ore vengono sospese fino al 2 aprile tutte quelle attività che non sono fondamentali per la vita del paese. Giusto così.

Tra ciò che è stato sospeso ci sono anche le competizioni sportive. Dunque niente serie A e B o Lega Pro.

Dal momento che in una situazione come questa, in cui ci è stato tolto (giustamente) lo svago, nei limiti del possibile, si è costretti a rimanere a casa, proviamo a ravvivare gli animi degli italiani “pallonari” cercando di rispondere a questa domanda: se tutto dovesse fermarsi definitivamente, chi vince i campionati? Come fanno le squadre italiane per le competizioni europee?

Per il momento abbiamo “panem”. Cerchiamo di dare un’alternativa al “circenses” mancante!

 

  1. Lo scenario

Giusto qualche ora fa la Juventus ha fatto capire ai propri avversari che sarà davvero dura “strapparle” il tricolore.

Tuttavia, a fronte di un’Inter che inizia a perdere terreno, c’è una Lazio che non molla e ci crede!

Del resto, nel girone di andata la squadra romana ha dato una bella lezione ai bianconeri!

Allora, se il campionato non dovesse riprendere, cosa sarebbe giusto? Non assegnare il campionato? Dichiarare vincitrice la Juve perché, a parità di partite, ha fatto più punti? Fare disputare, quando sarà possibile, una sorta di “finale scudetto” tra Juventus e Lazio?

Sicuramente, se le competizioni non riprenderanno dopo il 2 aprile (e allo stato attuale ciò è probabile) la Federcalcio dovrà discuterne.

Volendo essere positivi, anche alla luce dell’esperienza cinese, i contagi prima o poi inizieranno a diminuire e magari verrà trovata la cura contro il virus. Presto o tardi si tornerà quindi alla normalità e bisognerà dare delle risposte sul punto.

Di risposte avranno certamente bisogno i tifosi del Benevento e del Crotone (come la sottoscritta) che, alla luce della classifica attuale, potrebbero “salire” in Serie A senza play off.

Qualora venissero “congelati” risultati e classifiche, senza dichiarare vincitori e vinti, questi tifosi potrebbero sentirsi defraudati, data la splendida stagione giocata sino ad ora dalle squadre che supportano.

E il Monza?! Berlusconi e Galliani avevano promesso in breve tempo la Serie A. Per il momento sono stati di parola. Nell’attuale campionato di Lega Pro il Monza sta letteralmente “asfaltando” tutti, dimostrando una superiorità senza precedenti!

Come la prenderebbero i suoi passionali tifosi se venisse impedito alla società di festeggiare la meritata promozione in serie B?!

Infine c’è il problema delle coppe europee.

Se la Juventus sta facendo di tutto per non porsi questo problema, diverso è il discorso per le altre, soprattutto per l’Atalanta!

Ma che si fa in questi casi? Chi decide? Su che basi?

Dati alcuni precedenti, di cui si parlerà a breve, che preoccupano non poco i tifosi laziali, è il caso di indagare se, qualunque decisione venga presa, essa possa scaturire da specifiche norme dell’ordinamento sportivo o se, invece, dobbiamo aspettarci l’ennesima decisione arbitraria!

 

  1. I precedenti

Mai i campionati di calcio sono stati sospesi per un virus! Però ci sono stati dei casi in cui, data la grave situazione sociale, gli italiani sono rimasti senza pallone!

Non si trattava di virus ma di guerra: la prima e la seconda guerra mondiale!

Suderanno freddo i tifosi della Lazio pensando a quanto accaduto nel 1915!

Nel maggio di quell’anno la squadra capitolina aveva vinto il proprio girone. Al nord il fortissimo Genoa, già vincitore di molti scudetti, doveva giocare contro il Torino per guadagnarsi le finali nazionali. Le due squadre erano le favorite per il titolo.

Poi, invece, nessuna partita venne più giocata. La FIGC il 23 maggio 1915, a causa dell’entrata in guerra dell’Italia, decise di sospendere le competizioni sportive.

All’inizio si pensava che le ultime partite sarebbero state giocate alla cessazione delle ostilità. Ciò però non fu possibile, dal momento che la guerra terminò tre anni dopo.

E cosa pensarono di fare i “capoccioni” della FIGC?! Assegnarono arbitrariamente lo scudetto al Genoa, ritenendo che sarebbe stato probabile che lo avrebbe vinto sul campo, se le finali fossero state disputate.

E’ chiaro che i tifosi della Lazio parlano ancora di “scudetto rubato”. Non sta a noi giudicare, ma, effettivamente, la rabbia è comprensibile, dal momento che quella decisione venne presa in maniera del tutto arbitraria.

Nel 1944, invece, il campionato assunse una conformazione un po’ particolare.

L’Italia era divisa in due dopo l’armistizio e la nascita della Repubblica di Salò.

All’epoca c’era già il girone unico come adesso. Tuttavia, la spaccatura del paese poneva l’interrogativo: come fare a disputare un unico campionato in un paese diviso?!

Le istituzioni fasciste ovviarono a questa situazione creando un campionato del centro-nord,  escludendo le squadre dell’area già occupata dagli alleati.

Quel momento storico venne poi definito “Il medioevo del calcio”.

In quel triste frangente, però, ci fu un vincitore sul campo: un eroico Spezia, che aveva batturt il grande Torino di Pozzo e Mazzola!

Ma di quel risultato, macchiato dall’esclusione delle contendenti presenti in territorio alleato, gli spezzini non hanno potuto vantarsi per anni. Di fatto il “vero” campionato era stato ritenuto sospeso e non disputato.

Solo negli ultimi anni è stata riconosciuta la legittimità del campionato vinto dallo Spezia sul campo, ma il titolo  definito “onorifico” non è stato equiparato ad uno scudetto.

Dunque, è stato confermato il verdetto che il campionato italiano 1943/1944 non è mai stato disputato ed il relativo scudetto non è stato assegnato. Anche questa decisione è stata presa senza alcun riferimento normativo.

Vediamo allora se almeno adesso le regole del nostro calcio prevedono un rimedio alla possibile sospensione e non ripresa immediata del campionato o se, anche questa volta, la sorte del nostro calcio dipenderà da decisioni arbitrarie.

 

  1. La parola alle norme dell’ordinamento sportivo

Leggendo alcuni articoli sull’argomento ho notato come, molto frettolosamente, si affermi che, data la natura straordinaria delle circostanze, non ci sia alcuna norma dell’ordinamento sportivo che contempli una risposta alle nostre domande.

E’ chiaro che è così.

Dopo la seconda guerra mondiale nessuno si sarebbe mai aspettato una situazione come questa.

Tuttavia, allo stato attuale, ci sono un bel po’ di statuti, regolamenti e quant’altro a cui potere fare riferimento nell’ordinamento sportivo.

Direi che, quindi, è il caso di provvedere a “spulciarli” per bene.

Del resto, in questa società il compito del giurista non è solo quello di applicare la legge, ma anche di favorirne l’applicazione, proponendo un’interpretazione delle norme vigenti che permetta di “risolvere” le questioni giuridiche poste anche quando il legislatore non abbia contemplato esplicitamente quello specifico caso.

Vediamo un po’.

Qualche risposta può ottenersi dalla lettura dello statuto della FIGC, nell’ambito del quale spiccano per il nostro tema le seguenti norme: artt. 1 commi 3 e 5, 13 e 27.

L’Art. 1 così dispone: “[] 3. L’ordinamento della FIGC si ispira al principio di democrazia interna, senza alcuna limitazione, e garantisce la partecipazione degli atleti, dei tecnici all’attività sportiva e

federale, nel rispetto dei Principi Fondamentali degli statuti delle federazioni sportive nazionali e delle discipline sportive associate (d’ora in poi Principi Fondamentali) approvati dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI)

[….] 5. La FIGC è affiliata alla FIFA e all’UEFA. Pertanto, la FIGC, le Leghe, le società, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara, i dirigenti e ogni altro soggetto dell’ordinamento federale sono tenuti a:

  1. a) osservare i principi di lealtà, probità e sportività secondo i canoni della correttezza;
  2. b) conformarsi alle Regole del giuoco del calcio adottate dall’International Football Association Board (IFAB) e alle Regole del giuoco del calcio a cinque adottate dal Comitato esecutivo della FIFA;
  3. c) rispettare in ogni momento gli Statuti, i regolamenti, le direttive e le decisioni della FIFA

e dell’UEFA;

  1. d) riconoscere nei rapporti con la FIFA e l’UEFA la giurisdizione del Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ai sensi e nei limiti di quanto previsto nelle rilevanti disposizioni degli Statuti della FIFA e dell’UEFA;
  2. e) adire quale giudice di ultima istanza, per risolvere ogni controversia a livello nazionale derivante da o relativa all’applicazione delle norme statutarie o regolamentari della FIGC, l’istituzione arbitrale di cui all’art. 30, comma 3, con esclusione della competenza dei giudici ordinari ai sensi e nei limiti di quanto previsto all’art. 30, comma 4”.

Questo è il testo dell’art. 13: “1. La FIGC detta le regole del giuoco del calcio in aderenza alle norme della FIFA.

  1. La FIGC disciplina l’affiliazione delle società e definisce, d’intesa con le Leghe interessate e sentite le Componenti tecniche, l’ordinamento dei campionati. La FIGC stabilisce i criteri di formulazione delle classifiche e di omologazione dei risultati; decide sull’assegnazione del titolo di campione d’Italia e ratifica le promozioni e le retrocessioni di serie; assicura gli strumenti finanziari ed organizzativi necessari all’espletamento della giustizia sportiva e della funzione arbitrale.
  2. Le Squadre nazionali costituiscono il “Club Italia” che è retto da un regolamento approvato dal Consiglio federale su proposta del Presidente federale.
  3. La divisa di gioco delle squadre nazionali è la maglia azzurra con lo scudetto tricolore della FIGC”.

Infine, si riporta il testo dell’art. 27: “1. Il Consiglio federale, fatte salve le funzioni attribuite all’Assemblea, è l’organo normativo e di indirizzo generale della FIGC. Il Consiglio Federale è preposto alla verifica della corretta esecuzione del programma tecnico-sportivo, alla valutazione dei risultati sportivi conseguiti e alla vigilanza sul buon andamento della gestione federale.

  1. Il Consiglio federale emana: le norme organizzative interne; il Codice di giustizia sportiva e la disciplina antidoping, da trasmettere alla Giunta nazionale del CONI, per l’esame di cui allo Statuto del CONI; le norme per il controllo delle società; il manuale delle licenze FIGC per la partecipazione ai campionati professionistici; il manuale delle Licenze UEFA per la partecipazione alle competizioni europee; il regolamento sull’attività degli agenti di calciatori; le norme interne di amministrazione e contabilità e le norme organizzative per il funzionamento degli uffici della FIGC; ogni altra norma e linee guida necessarie per l’attuazione del presente Statuto. Emana i principi informatori per i regolamenti delle Leghe e dell’AIA e ne controlla il rispetto. Svolge ogni altra funzione prevista dal presente Statuto e dalle norme organizzative federali.
  2. Su proposta del Presidente federale:
  3. a) approva i programmi di carattere nazionale e internazionale della FIGC e ne segue lo svolgimento;
  4. b) approva il bilancio preventivo e le eventuali variazioni, nonché il bilancio consuntivo corredato della relazione sulla gestione;
  5. c) delibera gli atti di straordinaria amministrazione;
  6. d) coordina l’attività agonistica demandata alle Leghe e delibera d’intesa con le Leghe interessate, sentite le componenti tecniche, con la maggioranza di tre quarti dei componenti aventi diritto di voto, sull’ordinamento dei campionati e sui loro collegamenti, con particolare riferimento ai meccanismi di promozione e retrocessione […]”.

Dall’esame di queste prime tre norme possiamo trarre le seguenti conclusioni: non essendoci una norma specifica che offra una soluzione ad hoc per stabilire come dovrà essere risolta la situazione, il Consiglio Federale, organo legislativo della FIGC, “creerà” appositamente una regola, attraverso cui potranno delinearsi le classifiche finali dei campionati ed i rispettivi vincitori.

Questa regola/soluzione dovrà ispirarsi ai principi di democrazia, probità, correttezza e, più in generale, equilibrio, propri tanto della Federcalcio nostrana quanto dell’UEFA e della FIFA.

Ciò significa che dovranno essere presi in considerazione tutti gli interessi in gioco e nessuno dei contendenti potrà essere danneggiato da una situazione che non dipende da sua responsabilità.

Ad ulteriore fondamento dell’equilibrio che dovrà dimostrare la decisione che verrà presa, non possiamo poi non citare i principi costituzionali italiani ed in particolare modo l’art. 3, che esclude la liceità di qualunque norma dell’ordinamento nazionale, pure se di ambito sportivo, che non garantisca che i diritti di tutti vengano rispettati in eguale misura. La nostra Costituzione, moderna e di difficile “aggiramento”, nel 1915 e nel 1944 non era ancora vigente. Attualmente, non si può invece ignorarla.

Prima di trarre le conclusioni sul possibile esito delle competizioni nazionali guadiamo a quelle europee.

Qui, almeno per il momento, il problema da risolvere è: “come e dove giocare le partite?

Stando al decreto del Presidente del Consiglio, da poco pubblicato, le competizioni sportive all’interno del territorio nazionale sono sospese. Questo significa che le partite dovrebbero essere giocate fuori dal territorio nazionale.

Tuttavia, è probabile che alla fine l’UEFA si esponga nel dare la propria visione della situazione.

Come stabilito dallo statuto dell’UEFA, l’organo deputato a prendere questa decisione è il Congresso che, come il Consiglio Federale FIGC, può “creare” una norma quando non prevista in uno specifico regolamento.

Dal momento che la decisione da prendere è un po’ più semplice rispetto a quella ad appannaggio delle istituzioni sportive italiane, è probabile che l’UEFA risolva il tutto ben prima della FIGC.

Le alternative sono il campo neutro o le porte chiuse in Italia.

Data la situazione, anche per coerenza rispetto alle decisioni prese sui campionati nazionali, la prima opzione sembra più probabile.

Non dimentichiamoci infine che a giugno ci saranno gli Europei!

Tutti speriamo che fino ad allora sia ritornata la normalità. Tuttavia, se così non dovesse essere, con la medesima modalità di cui sopra, l’UEFA sposterà gli incontri da tenersi in Italia Altrove.

Nel caso in cui, poi, più campionati nazionali dovessero essere sospesi per il coronavirus sarà probabile che il campionato europeo venga disputato nel 2021.

 

  1. Che succederà ai campionati italiani?

A parere di chi scrive non potranno essere prese decisioni affrettate o arbitrarie. Nessuna squadra potrà ricevere danno da questa emergenza che sta vivendo l’Italia.

Se il 2 aprile i campionati dovessero riprendere, sarà necessario recuperare le giornate “perse” e così dovrà essere fatto!

Questo porterà la FIGC a chiedere all’UEFA di posticipare l’Europeo, eventualmente anche di un mese.

Se dopo il 2 aprile la situazione dovesse essere ancora difficile e tale da impedire la ripresa dei campionati, allora, la FIGC verrà chiamata, attraverso il proprio Consiglio Federale, a decidere sull’esito delle competizioni.

Per quanto riguarda lo scudetto, la decisione più equilibrata, secondo quanto richiesto dalle norme sopra richiamate, sarebbe o di effettuare, quando possibile, una “fase finale” della serie A, con la partecipazione delle prime 4 classificate alla ventiquattresima giornata o, in alternativa, quantomeno, di fare giocare lo scontro diretto tra Juventus e Lazio non ancora avvenuto.

Per quanto attiene alle retrocessioni, la questione è un po’ più complicata, andando ad incrociarsi anche con i campionati delle serie minori.

A parere di chi scrive, la soluzione più equilibrata sarebbe quella di fare disputare, quando possibile, dei play out della serie A che interessino almeno le ultime 6 in classifica, data la poca differenza di punti. In questo modo dovrebbero essere scelte le tre da retrocedere senza interessare i risultati del campionato di serie B.

Riguardo a quest’ultimo, proponendo un modello simile a quello sopra ipotizzato per le retrocessioni,  per quanto attiene alle promozioni, classifica alla mano, dato il lungo divario del Benevento, sarebbe equo dichiarare la squadra campana promossa automaticamente in serie A ed effettuare i play off per gli altri due posti, tra le classificate tra il secondo ed il quinto posto.

In alternativa, si potrebbe fare disputare “uno scontro diretto” tra Crotone e Frosinone per decretare chi, delle due, potrebbe fruire della promozione diretta. La perdente potrebbe “giocarsi” la serie A con le altre tre squadre vicine di classifica.

Un analogo sistema potrebbe infine essere adottato anche per la Lega Pro, con diretta promozione del Monza di Berlusconi e play off e play out per le altre.

Solo attraverso le soluzioni sopra riportate il nostro calcio risulterà conforme alle norme dell’ordinamento sportivo che, per quanto poche e non direttamente concentrate sul problema, ci sono!

Un calcio contrario alle normative vigenti non è solo illecito è anche pericoloso per la tensione sociale che si creerebbe, oltre a quella già originata dal coronavirus.

Ci auspichiamo quindi che le decisioni vengano prese nel rispetto della legge per restituire il “circenses” agli italiani senza decisioni arbitrarie, come quelle seguite alle due guerre mondiali che abbiamo racconta

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